Papa Pio VI, eletto al soglio pontificio nel 1775, realizzò importanti opere idrauliche nell'Agro Pontino, creando una rete di canali ancora esistente e bonificando una parte della piana nelle aree di Sezze e Terracina. I terreni espropriati furono in seguito concessi a varie famiglie. Tra questi vi era anche la Tenuta Mazzocchio, che il 3 marzo 1900 fu acquistata da Michelangelo Di Stefano. Erano terreni utilizzati per il bestiame allo stato brado e per la coltivazione di ortaggi e cereali.
Le abitazioni, che ancora oggi costituiscono il nucleo centrale della tenuta, furono costruite sulle aree più elevate, quelle che durante l'autunno non venivano sommerse dalle acque. Durante la bonifica degli anni '30 lo Stato Italiano decise di effettuare un esproprio generalizzato, prima di procedere con le opere idrauliche.
Temendo di perdere la proprietà, Michelangelo si recò da Mussolini, proponendogli di lasciare i terreni agli attuali proprietari nel caso in cui questi avessero provvedduto alla bonifica a proprie spese, con un vantaggio economico per lo Stato.
In seguito a questo colloquio la famiglia Di Stefano poté conservare la Tenuta Mazzocchio, bonificandola con enormi sforzi e tramandandola di generazione in generazione.
Per la bonifica fu utilizzata l'idrovora di Mazzocchio, la seconda più grande d'Europa, situata lungo il Canale Selcella, che confina a sudovest con la tenuta. Nel corso della sua lunga storia la Tenuta Mazzocchio è stata sede di diverse attività nei settori allevamento e agricoltura.
Prima della bonifica si coltivava soprattutto mais, che veniva raccolto quando l'acqua in autunno aveva ricoperto i terreni, con i contadini che camminavano nell'acqua e depositavano le pannocchie sulle barche.
Un'altra coltivazione dell'epoca era il riso, con la raccolta che impegnava le mondine provenienti da Vercelli. Dopo la bonifica i terreni erano finalmente disponibili tutto l'anno.
Nel 1950 furono costruite le prime stalle, che ospitavano mucche e bufale per la produzione del latte. La mungitura veniva effettuata a mano; gli animali, tenuti a catena, venivano condotti al pascolo quando non erano in produzione. Successivamente venne introdotta la mungitura meccanica, con gli animali tenuti liberi di muoversi in una determinata area.
Negli anni '90 la gestione dell'azienda è passata al bisnipote di Michelangelo Di Stefano, Marco Berardo, attuale amministratore. La mandria era costituita da circa 500 capi di bestiame, tra mucche e bufale. I terreni venivano utilizzati in gran parte per la coltivazione del foraggio per gli animali.
Nel 2004 l'azienda ha iniziato ad occuparsi di agricoltura sociale. Facendo tesoro di esperienze nel volontariato, sono stati proposti e realizzati progetti di inserimento lavorativo per le persone disabili e svantaggiate.
Queste persone hanno imparato a coltivare la terra, a raccoglierne i prodotti e a svolgere alcune mansioni riguardanti l'allevamento del bestiame. Tra le varie iniziative realizzate vi sono le insalate pronte in busta e la distribuzione dei prodotti ai GAS (Gruppi di Acquisto Solidale).
Nel 2007 viene inaugurato il Centro di Formazione, situato in un casale di pietra del '700 con una sala convegni, una sala multimediale, un ufficio, una segreteria, una sala riunioni e colloqui, tre bagni.
Nell'autunno dello stesso anno parte il primo corso di formazione per persone disabili e svantaggiate “Addetto polivalente in agricoltura e florovivaistica – Fattorie Sociali” organizzato presso la nostra Fattoria. Il Centro di Formazione possiede la Certificazione di Qualità ISO 9001:2000 per la Progettazione ed erogazione di corsi di formazione.
Nel 2008 viene fondata la cooperativa sociale Fattoria Solidale del Circeo e nel 2010 l'azienda ha ottenuto la certificazione di produttore biologico Bioagricert.
Nel 2011 Marco Berardo Di Stefano è diventato Presidente nazionale della Rete delle Fattorie Sociali, incarico che tutt'ora ricopre.
Nel 2012 è stata presa a malincuore la decisione di chiudere le stalle e dismettere l'attività di produzione di latte e carne. E' stata una scelta dolorosa ma obbligata, determinata dalla stazionarietà del costo del latte negli ultimi due decenni rispetto ad altri beni di consumo e alle enormi difficoltà economiche che l'azienda ha dovuto superare. Attualmente le stalle sono affittate ed i terreni vengono coltivati con metodi biologici per la produzione di ortaggi e frutta di stagione.